I musulmani devono avere maggiore inclusione nelle moschee per garantire ai genitori sostegno in merito a questa grave patologia che colpisce migliaia di bambini in tutto il mondo. È un disturbo del neuro-sviluppo caratterizzato dalla compromissione dell’interazione sociale e da deficit della comunicazione verbale e non verbale che provoca ristrettezza d’interessi e comportamenti ripetitivi.
I genitori di solito notano i primi segni entro i due anni di vita del bambino e la diagnosi certa spesso può essere fatta entro i trenta mesi di vita. Attualmente risultano ancora sconosciute le cause di tale manifestazione, divise tra cause neurobiologiche costituzionali e psico-ambientali acquisite. Più precisamente, data la varietà di sintomatologie e la complessità nel fornirne una definizione clinica coerente e unitaria, è recentemente invalso l’uso di parlare più correttamente di Disturbi dello Spettro Autistico (DSA), comprendendo tutta una serie di patologie o sindromi aventi come denominatore comune le suddette caratteristiche comportamentali, sebbene a vari gradi o livelli di intensità.
Molte moschee non sono attrezzate e preparate per gestire i rituali e le procedure islamiche da parte di questi tipi di fedeli affetti da DSA, le pratiche del Masjid sono pensati per bambini non affetti da questa problematica. Non ci sono maltrattamenti ma solo scarsa considerazione o di interesse da parte delle strutture islamiche.
Ecco tra i modi con i quali gli spazi spirituali possano essere accoglienti e inclusivi per bambini affetti da autismo e per le loro famiglie:
Nel Sacro Corano, Allah ordina ai credenti di non guardare dall’alto in basso, etichettare o ridicolizzare gli altri perché “forse questi sono migliori di loro” (49:11). Credo che la creazione di spazi comunitari inclusivi sia in linea con l’essenza dell’Islam e inizi con la sincera convinzione che tutti i membri della comunità meritino accesso e sostegno. Le comunità islamiche dovrebbero adoperarsi per garantire che tutti i servizi e i programmi riflettano la diversità dei loro membri. È giunto il momento non solo di creare consapevolezza sull’autismo, ma anche di rimodellare la nostra cultura sociale in modo da offrire sicurezza, sostegno e comprensione.
Redazione