In una riunione straordinaria del 7 maggio 2023 al Cairo, la Lega Araba ha deciso di consentire alla Siria, guidata dal presidente Bashar Al-Assad, di tornare nell’organizzazione internazionale. Il 10 maggio, il presidente siriano Assad ha ricevuto l’invito ufficiale dall’Arabia Saudita a partecipare al vertice della Lega Araba che si è svolto ieri, 19 maggio, a Gedda.
Si è così concluso un periodo di quasi 12 anni durante il quale la Siria non ha partecipato all’organizzazione per le gravi responsabilità verso il popolo siriano allorquando è scoppiata la crisi nel paese. Il ritorno della Siria nella Lega Araba rappresenta il punto più alto del riavvicinamento arabo con il regime di Bashar Al-Assad; la tendenza si è progressivamente intensificata negli ultimi mesi, in particolare, all’indomani dei terremoti del febbraio 2023 in Siria e in Turchia.
In effetti, questo tendenziale riavvicinamento di alcuni paesi arabi con la Siria, con il conseguente imbarazzo per la sua sospensione dalla Lega Araba, è in corso da diversi anni. I paesi che hanno guidato questa mossa sono stati gli Emirati Arabi Uniti, che hanno rinnovato ufficialmente le relazioni con il regime di Assad nel dicembre 2018, e l’Oman, che in realtà non li ha mai recisi. Allo stesso tempo, l’Egitto, da quando il presidente El-Sisi è salito al potere nel 2014, ha mostrato relativa apertura al regime siriano e non ha considerato la rimozione del presidente Assad come cruciale per risolvere la crisi siriana. Nel 2018, anche la Giordania ha iniziato a rafforzare le sue relazioni con il regime siriano e nel 2021 ha guidato un’iniziativa araba volta a riabilitare Assad. Negli ultimi mesi anche l’approccio dell’Arabia Saudita è notevolmente mutato; ricorderemo come durante i primi anni della guerra civile siriana i sauditi abbiano rappresentato il principale avversario del regime di Assad e come abbiano anche avuto un ruolo attivo nel sostenere la resistenza armata.
Ufficialmente i paesi arabi hanno giustificato la decisione di riammettere la Siria nella Lega araba come impegno arabo volto a fornire sostegno per uscire dalla sua crisi e porre fine alle sofferenze del popolo siriano. In definitiva sembra che si siano resi conto che i tentativi di abbattere il regime di Assad siano falliti e che questi non rispetterà le condizioni stabilite in passato che gli richiedevano di prendere le distanze dall’Iran. Proprio il 3 e 4 maggio, pochi giorni prima della decisione della Lega Araba, il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha visitato la Siria. Pertanto, gli Stati arabi hanno capito che è nell’interesse arabo adottare un approccio più conciliante nei confronti del regime siriano in modo da alleviare l’impatto e i danni subiti dai paesi arabi a causa della guerra in Siria, in particolare il peso dei rifugiati siriani e la piaga del narcotraffico proveniente dalla Siria.
Pare che la decisione finale, di riammettere la Siria nella Lega Araba, sia dipesa dalla mutata politica dell’Arabia Saudita che ha deciso per un nuovo corso con l’obiettivo di favorire stabilità e sviluppo economico nella regione. L’annuncio della disponibilità a voler ricercare nuove relazioni diplomatiche con l’Iran, sotto gli auspici della Cina, ha contrassegnato il mutato corso politico saudita.
L’accordo saudita-iraniano rappresenta il fattore decisivo nella riconciliazione araba con la Siria; di conseguenza anche l’aspirazione saudita a voler sganciare la Siria dall’orbita geopolitica dell’Iran sembra ridimensionata.
In realtà, i resoconti dei media arabi sull’accordo saudita-iraniano indicano che sono stati i sauditi a spingere per favorire il rientro della Siria nella Lega Araba prima del vertice di ieri, 19 maggio, a Geddah. Questa decisione è stata presa senza che avvenissero degli accordi preliminari con la Siria sulla questione dei migranti e del traffico di stupefacenti.
I sauditi hanno fatto pressione sui paesi che erano più riluttanti sul ritorno della Siria nella Lega Araba, tra cui il Kuwait, il Marocco e, principalmente, il Qatar, che come è noto ha finanziato l’armamento dell’opposizione siriana. La pressione ha dato i suoi frutti e i Paesi arabi hanno approvato senza obiezioni la decisione di ri-ammettere la Siria nella Lega Araba, con grande dispiacere dell’opposizione siriana.
La partecipazione di Assad al vertice della Lega Araba s’inserisce nel tentativo di avviare un processo politico che porti a una soluzione globale e duratura alla crisi in Siria. Del resto, il bene non viene dalla divisione e frammentazione ma dall’unità e dalla interdipendenza nell’affrontare i problemi e le sfide urgenti, per avviare un processo di riconciliazione nazionale e per proseguire nella lotta al terrorismo in tutte le sue forme.
Al vertice della Lega a Gedda ha partecipato pure il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, con l’obiettivo di rafforzare le relazioni con il mondo arabo per affrontare le questioni energetiche e per la protezione della popolazione tatara musulmana nella Crimea occupata dai russi, come riferisce la TV al Arabya.
Abdellah M. Cozzolino