L’articolo analizza il Mondo Islamico, evidenziando le sue complessità culturali e politiche. Si discute l’importanza del dialogo interculturale e della cooperazione per affrontare le sfide globali e promuovere una comprensione reciproca tra diverse comunità religiose.
Il concetto di “Mondo Islamico” rappresenta un fenomeno unico nel panorama delle religioni globali. Mentre termini come “Mondo Cristiano” o “Mondo Cattolico” sono raramente utilizzati, e non esistono espressioni equivalenti come “Mondo Indù” o “Mondo Buddista”, l’idea di un Mondo Islamico è ampiamente riconosciuta e accettata. Questo termine, che si scrive con le lettere maiuscole, sottolinea la sua importanza e il suo riconoscimento come standard.
Il Mondo Islamico (in arabo العالم الإسلامي, al-‘Alamul Islami; in inglese: Islamic World) è una terminologia che assume diversi significati. Culturalmente, si riferisce alla comunità dei musulmani in tutto il mondo, indipendentemente dal fatto che vivano in paesi islamici o meno e che siano la maggioranza o la minoranza. Questa comunità globale, conosciuta anche come “ummah“, conta attualmente circa 1,5 miliardi di persone e, secondo il Pew Research Center, nei prossimi trent’anni quasi raddoppierà, superando i seguaci di qualsiasi altra religione.
L’ummah non è un’entità monolitica, ma piuttosto un insieme di etnie e nazioni unite dalla fede islamica. Contrariamente a quanto affermato da Elie Kedourie nel suo libro “Democracy and Arab Political Culture” (1992), l’ummah non si limita ai musulmani del Mondo Arabo. L’Islam promuove l’unità tra i musulmani globalmente, un concetto che ha dato origine all’ideologia del “pan-islamismo”, influenzando profondamente il Mondo Islamico.
Dal punto di vista storico e geopolitico, il termine Mondo Islamico si riferisce spesso ai paesi a maggioranza musulmana o a quelli in cui l’Islam gioca un ruolo significativo nella politica. Tuttavia, il Mondo Islamico non è un’entità unitaria, ma piuttosto un aggregato di stati-nazione con popolazioni prevalentemente musulmane.
La questione fondamentale è se esista davvero un Mondo Islamico inteso come un’entità unificata. Se si considera il Mondo Islamico come sinonimo di unità tra i paesi musulmani, allora bisogna riconoscere che esso non esiste nella pratica. Esiste invece un insieme di stati-nazione con maggioranze musulmane, che storicamente hanno mostrato maggiore coesione e solidarietà durante l’epoca del colonialismo e dell’imperialismo occidentale. Un esempio di tale solidarietà è il riconoscimento immediato dell’indipendenza indonesiana, proclamata il 17 agosto 1945, da parte di altri paesi islamici come Egitto, Siria e Libano.
Il concetto di “Mondo Islamico” va oltre la semplice definizione di un fenomeno o di un nome. Esiste un’entità intergovernativa chiamata Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC), che promuove la cooperazione tra i paesi musulmani. Inizialmente conosciuta come Organizzazione della Conferenza Islamica, questa istituzione è stata fondata durante una Conferenza Islamica a Rabat, Marocco, nel settembre 1969. Il suo segretariato generale è situato a Jeddah, in Arabia Saudita, e l’obiettivo principale è fornire assistenza ai paesi musulmani meno sviluppati e supporto alle minoranze musulmane nei paesi non musulmani, che spesso affrontano sfide legate all’islamofobia.
L’OIC, che conta 57 paesi membri, è guidata da un Segretario Generale. Parallelamente, esiste anche la Rābiṭat al-ʿĀlam al-ʾIslāmī, o Lega Musulmana Mondiale, un’organizzazione non statale con sede nella città santa della Mecca. Attualmente guidata da Sheikh Mohammed bin Abdulkarim Al-Issa, ex Ministro della Giustizia dell’Arabia Saudita, questa organizzazione svolge un ruolo significativo nel panorama islamico globale.
Il compito di entrambe le organizzazioni è complesso, soprattutto considerando le turbolenze che caratterizzano il Mondo Islamico, in particolare il Mondo Arabo. Le relazioni tra i paesi islamici sono spesso segnate da tensioni politiche e conflitti. Nonostante la sofferenza del popolo palestinese e altre questioni urgenti come quelle dei curdi, dei Rohingya, del Kashmir e degli uiguri, l’unità concreta del Mondo Islamico sembra mancare, limitandosi a supporto politico e assistenza simbolica.
Le sfide affrontate dalle organizzazioni del Mondo Islamico, come l’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC) e la Rabithah Alam Islami, sono complesse e di grande portata. Queste istituzioni si trovano spesso a dover gestire situazioni politiche e sociali difficili, con un ruolo che a volte si limita a fornire supporto politico retorico e preghiere, senza riuscire a esercitare un’influenza concreta e tangibile.
Un esempio di questa difficoltà è il caso delle nazioni bosniaca e kosovara, che hanno ricevuto maggiore aiuto e protezione dai paesi occidentali, in particolare dalla NATO e dagli Stati Uniti, piuttosto che dal Mondo Islamico. Questo mette in evidenza una mancanza di coesione e di azione efficace da parte delle organizzazioni islamiche.
L’OIC, in particolare, ha mostrato segni di debolezza, come evidenziato dalle controversie sorte durante il Summit OIC di Kuala Lumpur nel 2019. Allo stesso tempo, la Lega Musulmana sembra meno influente e attiva di quanto ci si aspetterebbe. Questo scenario suggerisce che la solidarietà del Mondo Islamico non soddisfa le aspettative dei musulmani in tutto il mondo.
Nonostante ciò, è importante riconoscere che l’OIC e la Lega Musulmana svolgono un ruolo significativo e portano un peso considerevole. Tuttavia, la percezione che le loro attività siano sporadiche o poco efficaci potrebbe essere dovuta a una mancanza di pubblicazione e diffusione delle loro iniziative, specialmente in ambiti sociali, educativi e culturali.
A livello politico, gestire un’organizzazione multilaterale con 57 paesi membri è un compito complesso. Ogni paese ha i propri interessi nazionali, che spesso prevalgono sugli obiettivi comuni di unità e solidarietà tra i paesi musulmani. Questo rende difficile per l’OIC e la Lega Musulmana realizzare un’azione coordinata e unificata.
La critica di Fazlur Rahman, che sottolinea il declino dello spirito di unità tra i paesi musulmani, può sembrare drammatica, ma riflette una realtà in cui gli interessi nazionali dominano le relazioni internazionali e la politica estera. Tuttavia, è essenziale continuare a lavorare per rafforzare la cooperazione e la solidarietà nel Mondo Islamico, cercando modi per superare le divisioni e promuovere un’azione comune più efficace.
La domanda che molti si pongono è se il Mondo Islamico esista realmente o se sia solo un concetto virtuale. Per i pessimisti, potrebbe sembrare un’entità virtuale, ma per gli ottimisti, l’esistenza di organizzazioni come l’OIC e la Lega Musulmana rappresenta un elemento positivo. L’Indonesia, come la più grande nazione musulmana del mondo, ha il potenziale per guidare iniziative concrete che promuovano la cooperazione e realizzino gli insegnamenti dell’Islam come rahmatan lil ‘alamin (una misericordia per l’universo).
L’Indonesia può svolgere un ruolo pionieristico nel promuovere la democrazia, i diritti umani e il progresso sociale nel Mondo Islamico, contribuendo a trasformare l’OIC e la Lega Musulmana in organizzazioni più attive e operative. Concentrandosi su settori non politici, queste organizzazioni potrebbero rafforzare la loro presenza e influenza, promuovendo l’unità e la collaborazione tra i musulmani di tutto il mondo.
Yusuf Daud (Traduzione a cura della Redazione)
Founder SophiaCitra Institute PhiloSufi centre for Interfaith and Intercultural dialogue Surabaya-Indonesia