Gli attacchi sofisticati e coordinati di Hamas il 7 ottobre hanno spinto molti analisti a riconsiderare le ipotesi sull’intento e le capacità del gruppo. Uno degli interrogativi principali è se Hamas, che non ha mai portato a termine con successo attacchi all’estero nei suoi 36 anni di storia, possa trasformarsi da una minaccia puramente regionale a una globale.
Hamas è un movimento tenacemente radicato all’ideologia dei Fratelli Musulmani, che ha sempre avuto una visione di jihad come strumento di lotta ed emancipazione specificamente legata alla questione palestinese. Il movimento ha evitato di estendere la sua lotta a un contesto globale, a differenza di gruppi come al-Qaeda e ISIS, che hanno abbracciato l’idea di una guerra globale contro i nemici dell’Islam. Questa divergenza ideologica ha portato il gruppo Stato Islamico (ISIS) a criticare duramente Hamas, etichettandolo come apostata per la sua partecipazione ad elezioni “democratiche” e per la sua alleanza con l’Iran sciita, percepita come incompatibile con l’interpretazione sunnita dell’Islam.
In origine era dedicato alla distruzione dello Stato di Israele, come espresso nella sua carta fondativa del 1987. Sebbene la carta sia stata rivista nel 2017 per consentire la possibilità di una soluzione a due Stati, il gruppo rimane impegnato per “la completa liberazione della Palestina, dal fiume al mare“. Pertanto, mentre la sua ideologia è intrisa di riferimenti alla jihad, non ha mai abbracciato la jihad globale promossa da al-Qaeda, Stato Islamico (ISIS) o loro affiliati nel mondo.
Sebbene Hamas e lo Stato Islamico (ISIS) abbiano ideologie diverse, l’attacco del 7 ottobre ha mostrato somiglianze negli atti di violenza compiuti, con metodi che per efferatezza ricordano quelli spesso associati allo Stato Islamico. Queste azioni hanno sollevato dibattiti e questioni sulla natura della violenza perpetrata da Hamas e sulle possibili influenze nel suo approccio tattico, nonostante la differenza ideologica e strategica.
Nonostante Hamas non abbia mai portato a termine con successo attacchi all’estero, diversi piani collegati all’organizzazione sono stati sventati. Nel 1997, tre individui arrestati a New York con l’accusa di pianificare un attacco alla metropolitana sono stati inquisiti per possibili legami con Hamas. Nel novembre 2003, Jamal Akal, cittadino canadese nato a Gaza, è stato arrestato dalle autorità israeliane mentre tentava di lasciare Gaza per tornare in Canada, dove avrebbe presumibilmente effettuato attacchi terroristici contro comunità ebraiche negli Stati Uniti e in Canada. Akal si è dichiarato colpevole e ha scontato quattro anni di prigione in Israele prima di essere rimandato in Canada, sebbene abbia sostenuto di essere stato torturato per firmare una confessione.
L’arresto di sette individui in Danimarca, Germania e Paesi Bassi, sospettati di preparare attacchi terroristici contro istituzioni ebraiche in Europa, ha destato preoccupazione a livello internazionale. Tre sospetti detenuti a Berlino e un altro a Rotterdam sono presunti membri di Hamas con legami con le Brigate al-Qassam, l’ala militare di Hamas. Secondo le autorità tedesche, ai sospetti era stato ordinato di localizzare un deposito di armi preesistente, che avrebbe facilitato futuri attacchi. Gli ordini sarebbero arrivati dalla leadership di Hamas con base in Libano. Queste attività indicano una possibile nuova fase del gruppo, con potenziali implicazioni significative per la sicurezza globale.
Abdellah M. Cozzolino